La pre-eclampsia, o gestosi come si dice di solito, colpisce il 3-5% delle gravidanze ed è tradizionalmente diagnosticata dalla presenza combinata di ipertensione e proteinuria. Le nuove definizioni includono anche disfunzione dell’organo materno, come insufficienza renale, interessamento del fegato, complicanze neurologiche o ematologiche, disfunzione utero placentare o rallentamento della crescita fetale. Se non trattata, la pre-eclampsia può essere letale, e in situazioni di risorse limitate, questo disturbo è una delle principali cause di mortalità materna e infantile. Poiché la pre-eclampsia predispone le madri a malattie cardiovascolari più avanti nella vita, la gravidanza è anche una finestra per la salute futura. Un approccio collaborativo alla scoperta e alla valutazione dei trattamenti disponibili accelererà la nostra comprensione della pre-eclampsia ed è uno sforzo molto richiesto dalle donne e dai bambini colpiti dalle sue complicanze. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/26342729/
Nel 2018 il Dipartimento di Ostetricia, Ginecologia e Scienze della Riproduzione, Yale University, New Haven Connecticut e il Dipartimento di ostetricia e ginecologia, David Geffen School of Medicine presso l’UCLA, Los Angeles, California hanno voluto indagare a fondo sui motivi scatenanti.
Le loro conclusioni indicano che l’ iperglicemia aumenta il rischio di pre-eclampsia. L’iperglicemia induce un trofoblasto placentare infiammatorio. Il trofoblasto è un tessuto cellulare che serve a nutrire l’embrione. Dà origine alla placenta e ad altri annessi embrionali, ma non partecipa alla costituzione dell’embrione stesso.
Come sono arrivati a comprendere questo?
La linea cellulare trofoblastica umana del primo trimestre (Sw.71) è stata esposta a glucosio che mimava la normoglicemia (5 mmol / L) e iperglicemia (10 mmol / L e valutando altri fattori coinvolti hanno visto chiaramente che il glucosio in eccesso ha innescato una risposta infiammatoria.
I risultati di questo studio indicano un nuovo meccanismo mediante il quale l’iperglicemia può influire sulla funzione del trofoblasto, sulla precoce placentazione e, in definitiva, sull’esito della gravidanza.
Questi studi fanno sempre più luce sull’importanza di tenere a bada glicemia. Tutto ciò conferma che la strada intrapresa da tempo di mettervi in guardia sul pericolo dei cibi ad alto carico glicemico è sempre scientificamente corretta. Perciò, anche in gravidanza, abbiate sempre come obbiettivo l’alimentazione consapevole, andando alla ricerca di medici che sappiano aiutarvi in questa direzione e al passo con le ricerche più aggiornate.
Riferimento
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/30175447/

 

 

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