Alcuni la decantano, altri la disprezzano, scopriamo insieme alcuni aspetti positivi della dieta mediterranea.
Uno studio, reso pubblico nel 2008, è stato condotto in una Consultazione di Medicina Generale a Córdoba in Spagna su 40 soggetti in sovrappeso, al fine di indagare sull’efficacia di una alimentazione a bassissimo contenuto di carboidrati, ma con alcune componenti della dieta mediterranea.
Perché questo studio?
I ricercatori, in pratica, hanno voluto esaminare i benefici delle diete chetogeniche, di conseguenza i soggetti erano incoraggiati a consumare al giorno, un massimo di 30 g di carboidrati, sotto forma di verdure verdi e insalata. Sono stati anche integrati alcuni aspetti fondamentali della dieta mediterranea, definendola così “dieta mediterranea chetogenica spagnola”. Questa impostazione, era una dieta chetogenica proteica con 4 importanti componenti sani della dieta mediterranea: olio d’oliva, insalata, pesce e vino rosso. Pertanto, il presente studio è stato condotto per dimostrare, in soggetti obesi sani, i cambiamenti nel peso corporeo, nella pressione sanguigna, nel profilo lipidico e nel glucosio, che potrebbero verificarsi dopo la somministrazione di questo programma alimentare, durante il periodo di studio di 12 settimane.
Gli studi sulle diete chetogeniche avevano già confermato che aiutano a preservare la massa muscolare, ridurre l’appetito, diminuire l’efficienza metabolica, indurre l’attivazione metabolica, favorire l’aumento della perdita di grasso, abbassare la pressione sanguigna e diminuire la resistenza all’insulina, con un miglioramento dei livelli ematici di glucosio e insulina. Al contrario, i ricercatori sostengono che le diete ricche di carboidrati possono essere associate a: bassi livelli di colesterolo buono (HDL), alti livelli di trigliceridi, colesterolo cattivo (LDL) e colesterolo totale, diabete di tipo 2, sindrome metabolica, ipertensione essenziale e cancro.
Allo stesso tempo, anche la dieta mediterranea ha evidenti benefici per la salute. Tale dieta, è associata a una maggiore durata della vita e tassi più bassi di malattia coronarica, alcuni tumori, ipercolesterolemia, ipertensione, diabete e obesità. È difficile definire quali siano i componenti più sani della dieta mediterranea, poiché è una dieta molto varia che può cambiare tra i paesi mediterranei.
Ad esempio, in Spagna il pesce è una componente importante, nonché l’olio d’oliva, il vino rosso e le verdure, che sono 3 componenti essenziali di tale dieta in tutti i paesi. Per quanto riguarda le proprietà salutistiche delle verdure è noto che sono ad alto contenuto di acqua, fitonutrienti, antiossidanti e forniscono una buona fonte di fibre.
Vediamo appunto perché, questi tre componenti, potrebbero, secondo i ricercatori, essere un valore aggiunto alla dieta chetogenica.
Olio d’oliva: è considerato il pilastro della dieta mediterranea, poiché migliora i principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, come il profilo delle lipoproteine, la pressione sanguigna, il metabolismo del glucosio e il profilo antitrombotico.
Vino rosso: la combinazione di etanolo e composti fenolici nel vino rosso è ritenuta responsabile dell’azione apparente protettiva cardiovascolare.
Pesce: contiene due acidi grassi polinsaturi Omega-3 a catena lunga che sono i costituenti attivi del pesce. I bassi tassi di mortalità per malattia coronarica sono stati segnalati tra gli individui con un consumo molto alto di pesce. L’alto consumo di omega-3 aumenta la sensibilità all’insulina e riduce i marcatori infiammatori.
Detto questo, scopriamo nel dettaglio che ai partecipanti sono state concesse 3 porzioni (200 g / porzione) di verdure al giorno: 2 porzioni di verdure insalata (come germogli di erba medica, lattuga, scarola, indivia, funghi, radicchio, ravanelli, prezzemolo, peperoni, cicoria, spinaci, cetrioli, bietole e sedano) e 1 porzione di verdure a basso contenuto di carboidrati (come broccoli, cavolfiori, cavoli, carciofi, melanzane, zucchine, pomodori e cipolle). 3 porzioni di verdure in insalata erano consentite solo se la porzione di verdure a basso contenuto di carboidrati non veniva consumata. Il condimento per l’insalata permesso era: aglio, olio d’oliva, aceto, succo di limone, sale, erbe e spezie.
Sono stati distribuiti almeno 30 ml di olio d’oliva, ad esempio 10 ml per pasto principale (colazione, pranzo e cena). Il vino rosso (200-400 ml al giorno) è stato distribuito in 100-200 ml per pranzo e cena. Il blocco di proteine era diviso in pesce che includeva tutti i tipi di pesci, ad eccezione dei predatori più grandi e di lunga vita come pesce spada e squalo e includeva carne, pollo, uova, crostacei e formaggio. Allo stesso tempo lo studio specifica che almeno 4 giorni alla settimana erano dedicati solo al pesce.
Non erano ammessi grassi trans (margarine e loro derivati) e carni lavorate con aggiunta di zucchero.
Non più di due tazze di caffè o tè e almeno 3 litri di acqua venivano presi ogni giorno. Sono stati consentiti infusi e dolcificanti artificiali (saccarina, ciclamato, acesulfame, aspartame e sucralosio).
I medici, hanno prescritto anche l’integrazione di alcune vitamine.
Delle 40 persone che hanno iniziato lo studio, i dati raccolti su 31 soggetti sono stati utilizzati nell’analisi finale. Perché non sono stati utilizzati i dati di 9 soggetti: 3 soggetti sono stati ritirati per il mancato mantenimento di un’adeguata conformità con il protocollo di sperimentazione clinica; 4 soggetti sono stati persi nel controllo, forse per difficoltà nel seguirli; 1 soggetto si è ritirato perché ha detto che la dieta era troppo costosa; 1 soggetto è stato ritirato a causa di un incidente d’auto .
Prima di vedere quali sono state le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori è giusto citare il fatto che riconoscono che questo studio contiene alcuni limiti:
1) Il campione dello studio è di piccole dimensioni (31 soggetti). 2)La perdita di peso può essere correlata al miglioramento di tutti i parametri studiati. 3)L’effetto delle vitamine integrate non è stato molto chiaro. 4) In pratica non c’è modo di dire se i risultati salutari siano dovuti alla natura chetogenica della dieta, all’olio di oliva vergine, al vino rosso, all’apporto di pesce più elevato, all’assunzione di insalata più alta o ad un effetto sinergico tra questi componenti.
Cosa hanno quindi concluso i ricercatori?
Riportano che secondo loro questa impostazione alimentare è comunque sicura si è rivelata un modo efficace per perdere peso, prevenire l’aterosclerosi, abbassare la pressione sanguigna e migliorare i livelli di glicemia a digiuno. I ricercatori a quel tempo auspicavano che si continuasse la ricerca in questa direzione. Ora, a distanza di dieci anni, possiamo dire che, si sono accumulate prove e altre ricerche ufficiali confermando quanto riscontrato da questo studio e sempre più medici e nutrizionisti stanno applicando con successo modelli alimentari simili.
Quindi, qualcosa di buono esiste nella dieta mediterranea, ma non certo tutta quella pasta e pane che da troppo tempo ne sono ingiustamente alla base.
https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2586625/&prev=search
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